Negli ultimi mesi, molti cittadini di Cornaredo e di altri comuni lombardi hanno notato la presenza di bruchi “pelosi” su alberi, muri e giardini. Questi insetti non sono processionarie, come spesso si teme, ma ifantrie americane (Hyphantria cunea), un lepidottero originario del Nord America, ormai diffuso in tutta la Pianura Padana, inclusa la Lombardia.
Come riconoscerla
L’ifantria americana è spesso confusa con la processionaria, ma è innocua per l’uomo e gli animali domestici, poiché non ha peli urticanti. Le sue larve formano nidi sericei bianchi e cotonosi sulle foglie di alberi come gelso, acero, salice e liquidambar, nutrendosi del fogliame e provocando defogliazioni anche estese.
Danni e diffusione
Pur non mettendo a rischio la sopravvivenza delle piante, nemmeno in caso di defogliazione totale, l’infestazione può risultare molto impattante dal punto di vista estetico, soprattutto in contesti urbani e residenziali.
L’ifantria compie due generazioni all’anno:
- La prima si manifesta tra fine aprile e maggio.
- La seconda tra metà luglio e agosto, ed è quella su cui è consigliato intervenire con trattamenti mirati.
Le larve, in cerca di luoghi dove incrisalidarsi, possono risalire lungo i muri e entrare nelle abitazioni attraverso finestre aperte.
Come difendersi: strategie di contenimento
Il Servizio Fitosanitario della Regione Lombardia consiglia un approccio integrato, che prevede:
- Monitoraggio delle piante più sensibili (gelso, acero negundo) tra fine maggio e inizio agosto.
- Rimozione e distruzione dei nidi quando sono ancora piccoli (3-5 foglie).
Inoltre, è utile favorire la presenza di uccelli insettivori e possibile provare con l’installazione di trappole idonee e eventuali trattamenti biologici.
Non confondiamola con la processionaria
La processionaria del pino è ben più pericolosa: le sue larve sono ricoperte di peli urticanti che possono causare reazioni allergiche, irritazioni cutanee e respiratorie. Si muovono in fila indiana e formano nidi sericei sui pini (e raramente su querce). Le larve scendono a terra alla fine dell’inverno.
Saper distinguere le due specie è fondamentale per evitare allarmismi e adottare le giuste misure di contenimento.
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